Di nuovo Vi porto nel paese di ‘nduja, formaggi, carne suina e cipolla. L’Italia del Sud nella propria natura è un
po’ insolita e complessa, visto che i
turisti ci vanno per ammirarla, mentre i giovani che ci sono nati, spesso partono per nord per gli studi o per il lavoro. I bei paesaggi d’Italia sono un
po’ come le gondole. Di nuovo farò riferimento a Brodski, visto che lui sembra essere l’unico che pensi usando le stesse parole che uso io: “(...) coloro ai
quali una cosa del genere sarebbe intonata, una gondola è tanto inaccessibile quanto
un albergo a cinque stelle. L'economia riflette la demografia, d'accordo; ma la
cosa è doppiamente triste, perché la bellezza, invece di promettere il mondo, è
ridotta a esserne la mercede.”*
Ed i paesaggi d’Italia sono a volte come un diamante non
sfaccettato. Rallegrano gli occhi soprattutto nei posti di cui non si parla
tanto.
È bello visitare
i posti meno conosciuti perché a quel punto possiamo assumere da soli una posizione
nei confronti di essi, sostenere cosa è degno di nota e cosa no, e rifletterci
nel momento in cui lo riteniamo giusto e non quando dovremmo perché così-c’è-scritto-nella-guida.
Mi viene in mente una delle gite quando uno dei miei colleghi, vedendo una
folla dei turisti fermati davanti ad un gran orologio, disse: “qua deve esserci
qualcosa di serio”. E c’era.
Le guide mi
piacciono un sacco perché mi danno la possibilità di vivere nelle forme e nei
colori i sogni sui luoghi e sulle cose che vedrò una volta andataci. Per questo
così passionalmente rileggo la guida su Barcellona e cerco una ideale su Cuba.
Però dall’altra parte i posti non descritti ci danno una certa autonomia e ci
rendono liberi nello scoprire e, forse, nel notare qualcosa che un altro
sguardo attento del guida non avrebbe potuto mai notare.
La nostra guida ci fa entrare nelle parti più basse del castello, cioè nei sotteranei, dove il benvenuto ci dà un prigioniere-manichino incatenato. In seguito saliamo con le scale entrando al cortile e poi alla cappella del castello dove il guida ci indica un piccolo finestrino da cui le duchesse guardavano la messa. Poi passiamo alle stanze, dove incontriamo altri visitatori che ci circondano piano piano, impazienti, facendo finta di ammirare il talamo a baldacchino mentre in realtà ascoltavano il racconto della nostra guida. Quella ultima invece evidentemente irritata smette di parlare e ci fa entrare nell’altra stanza per poter continuare il racconto. E quando quelli ci raggiungono, la guida di nuovo ci fa entrare nella stanza con il talamo a baldacchino, gettando agli altri uno sguardo non-avete-pagato-quindi-non-potete-ascoltare. E ha ragione. Quando finalmente rimaniamo soli, lei continua ed io ammiro lo studio, i quadri, i ritratti dei membri della famiglia Campagna e le tele giapponesi sulle pareti, portate in Italia per i capricci di una delle duchesse. Dal racconto risulta che i membri della famiglia erano un po’ malaticci, il che non sorprende prendendo in considerazione i tempi in cui la gente non viveva fino a lungo.
E cosa hanno
in comune Calabria ed i costumi? A dire il vero, non tanto, però danno un certo carattere ai
mieri ricordi, visto che durante il mio soggiorno ha avuto luogo l’evento “Notte
d’estate”, durante il quale il castello prendeva vita, si poteva visitarlo
gratuitamente, ovviamente senza la guida (e lo fatto anch’io anche se pochi
giorni prima ho conosciuto tutta la propria storia). Come mai prendeva vita?
Quella sera attraverso le proprie stanze camminavano uomini e donne travestiti
con i costumi delle epoche passate, e nella sala degli specchi le coppie di
professionisti ballavano un valzer. Avevano luogo anche altri eventi che si
svolgevano fuori il castello, come per esempio i concerti e le mostre d’arte
allo scoperto, che si potevano ammirare camminando lungo l’illuminata via
Addolorata.
Il bello di
visitare i posti meno conosciuti sta nella sorpresa che ci garantiscono, perché
andandoci mai sappiamo cosa aspettare. E di solito, se non ci aspettiamo nulla,
scopriamo quanto hanno da offrirci. Visitare Calabria è dare uno sguardo
completamente diverso e, data la cucina, un po’ più piccante ad una Italia non
scoperta e sconosciuta. Allora se siete gli amanti dell’allargare gli
orizzonti, assolutamente sia la Vostra destinazione quella verso le “dita” dello
stivale italiano.
*”Fondamenta
degli Incurabili”, Josif Brodski
La vista dal castello di Corigliano Calabro. |
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