Leggendo le
descrizioni delle gite, ho notato che Padova fa parte delle tappe “must-see”
durante una gita al Nord d’Italia. Il
mio primo ricordo di questa città non è tanto “italiano”: i condomini alti,
alcuni palazzi, le zone abbastanza moderne che non hanno a che fare con i
centri storici italiani e un caldo da morire. E proprio questo è il motivo per
cui bisogna ritornare ad alcuni posti, soprattutto quelli, le cui immagini
sembrano sempre più nebbiose e non tanto chiare, fino al punto in cui non siamo
tanto sicuri se quel ricordo riguarda ancora questo posto oppure ormai
un’altro. E come scrisse José Saramago “Bisogna (...) vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in primavera quel che si era visto in
estate, (...) con il sole dove la
prima volta pioveva (...)”. Ed in questo modo sono tornata a Padova, la
quale ricordavo soleggiata, afosa e abbastanza mediocre, e la quale, in
seguito, mi si è mostrata nuvolosa, piovosa, autunnale e .... incantevole.
Se credessimo ai
detti locali della regione Veneto, potremmo pensare che Padova è “una bambina
nata sotto una stella felice” – bella come sua sorella Venezia e tanto dotta
quanto sua cugina Bologna. Cosa dunque Padova ha preso da Bologna, cosa da
Venezia, e cosa di bello ha il suo?
L’orgoglio della
città è soprattutto l’Università. Fondata nel 1222 è la seconda più antica
università in Italia e la settima al mondo. La sede dell’ateneo è il Palazzo
Bo, situato in centro della città. Inoltre, una curiosità è che nel
dipartimento di lingue e letteratute slave, gli studenti possono studiare la
lingua e la letteratura polacca.
A Padova, come a
Bologna, dominano i portici che aiutano i passanti a nascondersi durante la
pioggia. Sono stata fortunata visto che durante la mia visita a Padova la
pioggia ha deciso di farsi una pausa, trasformandosi in una piovigine
fastidiosa, per poi smettere di tutto. Nel centro di Padova i portici si
estendono per 12 km, innalzando la città al secondo posto (subito dietro
Bologna) al mondo per il più alto coefficiente tra i chilometri delle strade e
dei portici.
Isola Memmia in Piazza del Prato della Valle |
Similmente a Venezia, Padova anche meraviglia con i propri angoli che guidano i visitanti dritto nei posti che meravigliano i viaggiatori di tutto il mondo. Uno di essi è la Piazza del Prato della Valle, la piazza più grande di Padova e una delle più grandi in Europa, di una superficie di 88620 km2. Il suo punto caratteristico è l’Isola Memmia, “un’isola” situata in mezzo della piazza, circondata dal piccolo fossato a forma di ellisse, divisa in 4 parti, intorno la quale dominano 78 statue di pietra degli uomini meritevoli. Tra essi ci sono le statue dei più grandi poeti e scrittori italiani, tra l’altro Ludovico Ariosto e Torquato Tasso, ma anche due re della Polonia: Giovanni III di Polonia e Stefano Bathory. Originariamente l’Isola Memmia fu circondata dalle 88 statue, dalle quali 10 che rappresentavano i doge veneziani, furono distrutti dall’esercito di Napoleone nel 1797. Oggi sulle teste dei 78 meritevoli riposano i piccioni. Il tempo porta la delusione e interrompe lo stato di riflessione. Se attraverserete il ponte dalla parte laterale di ellisse e guarderete giù, al fondo vedrete una bici rugginosa e coperta di melma. Non so cosa pensarci.
Un’altra piazza molto importante di Padova, situata nel chore della città, è la Piazza della Signoria (o dei Signori). Per secoli era il centro degli avvenimenti civici e tornei. Ora, tranne i tornei, non è cambiato quasi niente, visto che Piazza dei Signori sempre è un luogo d’incontri. In fondo della Piazza invece sta orgogliosa Torre dell’Orologio, con l’orologio circondato dalle 12 segni zodiacali. Almeno crediamo così, dandone solo un’occhiata. Se lo guadreremo più attentamente, noteremo che manca il segno della Bilancia. Al proposito circondano diverse legende, tra le quali quella più famosa, secondo la quale l’artista impegnato alla costruzione dell’orologio, non fu pagato adeguamente al contratto, e decise di togliere il segno della Bilancia, il simbolo della giustizia, sostenendolo con i pedipalpi dello Scorpione. Questa storia però non fu mai confermata con nessun documento, e così divenne una leggenda.
Invece Piazza
delle Erbe insieme alla Piazza della Frutta sono il regno dei mercati, durante
i quali la piazza viene riempita con le bancarelle fino all’ultimo metro
quadro, come il giorno in cui l’ho vista io per la prima volta. Lungo un lato
della piazza c’era una lunga catena delle bici, nell’aria si sentiva l’odore
della verdura il quale attraeva la folla di gente, che non sembrava scoraggiata
nemmeno dalla pioggia.
Si dice che
Padova sia una città dei tre “senza”, il che in realtà ha un significato
piuttosto simbolico. Il primo sarebbe “Santo senza nome” e si tratta di San
Antonio, la cui Basilica la troveremo in Piazza del Santo. Come mai “senza nome”?
Gli abitanti di Padova, dicono della Basilica e di San Antonio semplicemente “il
Santo”, non usando il proprio nome.
„Caffè senza
porte” è invece il Caffè Pedrocchi, un locale di fama internazionale, situato
in via VIII febbraio. Il proprio “senza” esso deve al fatto che fino al 1916
era aperto 24 ore al giorno e, inoltre, era un luogo d’incontro dell’élite
intelettuale di Padova. Tra gli studenti padovani gira una credenza, secondo la
quale meglio non entrare al Caffè Pedrocchi prima di laurearsi, altrimenti si
avrà le difficiltà di finire gli studi. Però se per Voi l’università è ormai
una storia finita, vi invito volentieri a rilassarsi con una tazza di un bel
caffè al Caffè senza porte :)
Invece „Prato
senza erba” è il nome dato alla Piazza del Prato della Valle, visto che per
lungo tempo la Piazza veramente era „senza erba” a causa delle numerose bancarelle
che la riempivano fino all’orlo.
Dal „senza”
passiamo all’abbondanza. Padova ci offre
soprattutto la storia: Museo archeologico e museo dell’arte medievale e
modrena, e oltre ai musei, secondo me, la meta più importante per tutti gli
amanti dell’arte medievale, ovvero la Cappella degli Scrovegni, decorata con un
ciclo di affreschi dipinti da uno dei più noti pittori italiani, Giotto.
Inoltre, vicono alla Piazza del Prato della Valle, è situato il più antico
giardino botanico al mondo, la cui fondazione risale al 1545.
Se qualcuno aveva
dei dubbi perché proprio Padova fa parte dell’elenco dei posti da vedere
durante le gite fatte al Nord d’Italia, credo che quei dubbi ora siano spariti.
Anche se Padova è una città dei tre “senza”, l’unica cosa che ci può mancare
visitandola, sarà il tempo, a causa di una grande varietà di posti e monumenti
che ci offre da vedere la sorella di Venezia.
Tornando alla stazione,
la pioggia ha ricominciato il suo giovo, masacrando gli ombrelli con le gocce
enormi, e io ringraziavo, tra me e me, agli archittetti per aver inventato i
portici.
A volte mi piace ideare
le cose sottintese, e il tempo a volte si
adegua volentieri al nostro stato d’animo ed al nostro umore. Come a Venezia,
dove si dice che il suono della campana Marangona annunci l’arrivo di un vero
veneziano, così forse a Padova, chissà, nello stesso momento quando partivo io,
da Padova partiva qualcun’altro per cui la città voleva mettersi a piangere?
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