Anche se siamo
arrivati di mattina, il sole ormai era abbastanza forte. Stavo su un asfalto
bollente del parccheggio cercando un po’ di ombra. Mi sono pentita di non aver
portato delle altre scarpe, più coperte. Nonostante i soffi delicati del vento,
anche camminando sentivo come il sole mi abbronzava le braccia ed i piedi fino
alla rossezza. Proseguivamo per le scale di pietra in alto verso il centro
della città, il quale sembrava guardarci dall’alto. Stava lì pesante, resistente al
caldo, spuntando piano piano davanti ai nostri occhi dagli angoli. Gli edifici
alti, collocati stabilmente sulle scarpate sembravano aderire ad esse così
solidamente come se da sempre fossero un’unica cosa. Come se quelle rocce
ripide si fossero consapevolmente lasciate sottomettere all’uomo perché quello
avesse potuto costruirci le propre case.
Folla rumorosa e
statuette oscene
È difficile
trovare le città di mare bel situate che non siano consumate dal turismo e nello
stesso tempo da esso vengano mantenute. Per strada passiamo accanto alle bancarelle, ai negozi con i souvenir e con gli alimenti locali. Vicino alle
fontane pubbliche si formano le file dei passanti desiderosi di una rinfrescata. I peperoncini rossi brillano al sole insieme alle cipolle, qualcuno ci ferma e ci
chiede se non abbiamo voglia di fare una crociera, visto che da un porto vicino
circolano le navi turistiche che portano i viaggiatori alle Isole Eolie. Gli
ringraziamo, forse un'altra volta. Il centro di Tropea durante il giorno è un
agglomeramento di folla rumorosa degli abitanti locali e dei turisti. Alcuni
vogliono vendere qualcosa a qualcuno, altri, in un impeto di visitare vogliono
entrare in ogni negozio per poi portare con sé una grossa borsa piena di
alimentari e brocchette e bracciali comprati alle bancarelle. Ed ancora altri
semplicemente corrono storditi dal calore verso le spiagge.
Ci fermiano
vicino ad un negozio di ceramica, e la donna
dietro il bancone ci sorride e ci dice di guardare dentro un cassetto
nascosto dietro una grande maschera. Ci guardiamo, e dentro vediamo i prodotti
( suppongo artigianali, fatti da lei) a forma dei genitali maschili. La signora
era tutta contenta dallo scherzo osceno che ci aveva fatto, e la propria gioia è
aumentata ancora di più quando la signora ha notato un gruppo di adolescenti che davano
un’occhiata al di dietro dalle nostre spalle.
Chiesa su un'isola e la forma della costa di Tropea
Arriviamo al
punto panoramico, dal quale si estende una vista sulla costa e una falesia
pittoresca che è diventata lo sfondo di numerose fotografie scattate in quel
momento. Ai piedi della costa invece c’è collocato la più famosa costruzione di
Tropea, ovvero la Chiesa di Santa Maria dell’Isola, costruita su un alto
sollevamento del terreno alla fine della costa e per questo sembra di essere
situata su un’isola. Invece le spiagge sono bucate densamente dagli ombrelloni
come dagli stuzzicadenti, i quali si piegano sui lati tirate dal vento del
mare.
Un sentiero
simile che seguivamo salendo verso il centro, poi abbiamo intrapreso mentre scendevamo di nuovo verso la costa. Il
sole di agosto non la dà vinta nemmeno all’ombra, e quando arriviamo in spiaggia
mi sento come se camminassi tutta
la giornata nel deserto. La discesa al mare è piana, una sabbia fine ci copre
delicatamente i piedi e permette di affondarci verso le onde. Grazie alla forma
della costa, la spiaggia è larga, e l’acqua per alcuni metri rimane abbastanza
bassa, però le onde che si formano sono abbastanza forti per farti allontanare
velocemente dalla riva. Andavamo così alla deriva per un attimo, stancati dal
sole che anche di un tardo pomeriggio non perdeva la propria forza.
Tartufo, Bonaparte e terra focosa
Le notti
calabresi sono tranquille e quasi appesantite. La terra sembra riprendere il
fiato dopo un denso calore che durante il giorno pare penetrare ogni spazio possibile.
Una notte, viaggiando in macchina, abbiamo notato un incendio del bosco su una
delle colline. Le fiamme grandi piano piano entravano nel buio della notte.
Erano ben visibili anche dalla distanza di pochi chilometri, alla quale ci
trovavamo noi. Le autoaccensioni delle foreste sono, a quanto si dice, un
fenomeno abbastanza frequente d’estate.
Anche se, mentre ero ancora in Sicilia, ho pure sentito dire dei
piromani che consapevolmente accendono il fuoco per radere i boschi ad una
terra ormai focosa.
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