Dall’alto tutto
sembra diverso. È possibile guardare da un’altra prospettiva una partita di
calcetto sulla strada, notare l’irregolarità delle strade, una scala misteriosa
che porta da un balcone al tetto oppure una terrazza decorata a cui non porta
nessuna scala. In lontananza, in un giardino denso sulla terrazza qualcuno fuma
una sigaretta, chiaramente non gli basta respirare un ossigeno indispensabile
creato dalle piante che lo circondano. Sul balcone vicino una donna appende il
bucato alzando il volume della radio ed
un ritmo vivace della canzone rimbalza come una piccola palla gonfiabile
dai muri degli edifici vicini. Un attimo fa sento un tintinnio delle monete e
un rumore di una lattina caduta. Dietro di me un uomo con delle ciabatte da
mare apre la sua pepsi che un attimo fa si è rotolata verso le sue mani da un
distributore automatico che ronzava come uno sciame di api. Colui si guarda
intorno, dando un’occhiata ai tetti di Barcellona dopo di che lentamente
sparisce dietro la porta del vano scale.
Barcellona è
quadrata. Ogni edificio è collocato regolarmente tra gli altri come un cubo in
un buco adeguato. Sui tetti di questi cubi le terrazze colorate fioriscono,
distinguendosi chiaramente da quelle grigie, vuote e dimenicate che si trovano
accanto. Ognuna di esse racconta una storia diversa, similmente come delle
cupole decorate che si incontrano all’incrocio delle strade. Su Avenida
Diagonal da un tetto ci guarda attentamente con i suoi occhi enormi un grande
gufo, ricordandoci di un’agenzia di assicurazioni che si trova nell’edificio a
cui il gufo bada. I suoi occhi grandi si vedono ormai da una distanza di alcuni
metri e più ci avviciniamo ad esso, più sono convinta che sta osservando
proprio noi.
Il gufo ci sta guardando. L'incrocio di Avenida Diagonal con Passeig de Sant Joan |
In fondo alla foto la collina Montjuic e il Palau Nacional in cui si trova il Museo Nazionale dell'arte catalana. |
Il soffitto della città, cioè il cielo, è alto. Molto più alto di quello bolognese, dove a causa
dei portici è facile dimenticare che i raggi del sole possono cadere
parallelamente e non obliqui. Alti sono anche gli edifici e, volendo vederli
bene tutti devo sforzare un po’ il collo. Dietro un palazzo alto, elegante e
ristrutturato, troviamo una piccola chiesa trascurata, un po’ oscura e dimenticata.
Sembra di essere coperta con una strana copertura invisibile che garantisce ad
essa la tranquillità e sopravvivenza.
Al Gran Via dove
si intrecciano i passi di tutti i turisti cominciano a farsi sentire la folla
ed il caldo. Da lì le vie serpeggiano impazientemente verso il mare, la cui brezza
è possibile sentirla ormai sulla Piazza di Antonio Lòpez, e la pelle delle
braccia piano piano inizia a diventare appiccicosa da un’aria salata e afosa.
L’immensità dello spazio di Barcellona è possibile provarlo di notte
all’incrocio dell’avenida diagonal con passeig de la Gracia, dove vicino ad un
grande obelisco si incontrano i venti arrivati dalle vie e gli angoli vicini
oppure in porto quando uscendo da un angolo affollato possiamo finalmente
respirare a pieni polmoni con un aria fresca ed un venticello che fa dondolare
le barche alla riva. Però solo quando ci avviciniamo alla Rambla, con ogni
passo il soffio del mare si trasforma in un rumore incomprensibile delle voci
ed al di sopra delle teste dei passanti si vede solamente un braccio con un dito
allungato della statua di Cristoforo Colombo che indica l’uscita del porto di
Barcellona. L’esploratore meraviglia, riflettendo i raggi del sole irrita gli
occhi ed ispira i passanti di pensare ai loro sogni lontani, forse anche questi
apparentemente impossibili.
Monumento a Cristoforo Colombo quasi sembra di dirci: "La realizzazione dei propri sogni comincia nel momento in cui abbiamo coraggio di guardare oltre l'orizzonte" |
In Rambla de
Catalunya i ristoranti si spostano in strada dove di notte attraggono i
passanti con una sangria fresca ed un menu quasi uguale in tutti i ristoranti
lungo la strada. Un quartiere più tranquillo è Eixample, dove di sera il
traffico sembra fermarsi e sparire, ed in un bar la coppia dei proprietari ci
sorride quando ritorniamo qualche giorno di fila all’ora di pranzo, dopo di che
cominciano a parlarci delle cose più e meno importanti. Qualche traversa dopo
il cane del proprietario della caffetteria si siede vicino a noi, chedendoci un
pezzo di panino e non reagendo nemmeno allo schioccare ed al suono della voce
del suo proprietario, si sdraia fedelmente vicino alla mia sedia.
Dalle terrazze di
Barcellona è possibile osservare lo svolgersi delle storie locali, le statue
orgogliose sui tetti impossibili da vedere dalla strada e la funivia che porta
i turisti sulla collina Montjuic. Tra le teste con degli elmi colorati sulla
terrazza della Pedrera, spunta la Sagrada Familia con le sue torri svettanti
che assomigliano alle braccia allungate verso il cielo. Appoggiandosi ad uno
dei lunghi volti sul tetto della casa Milà, quasi è possibile prendere tra le
dita la grande Sagrada e chiudere nelle proprie mani tutto il panorama quasi
infinito. Forse sarà la prossimità del cielo che sembra essere così vicino che
basti solamente allungare la mano per toccarlo; forse sarà una prospettiva più
vasta del nostro sguardo con cui possiamo vedere di più; oppure sarà una
piccola illusione della libertà garantitaci da una superficie estesasi quasi
all’infinito che provoca che la vista dalle terrazze di Barcellona rafforza il
senso della felicità provataci. É divertente che basta solamente avvicinarci un
po’ al cielo perché ci crescano le ali.
I volti colorati della casa Milà |
I colli più lunghi di Barcellona, ovvero i colli delle teste sulla terrazza della Pedrera |
Dall'alto si vede di più |
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