17 feb 2015

Evviva la gioia, c'è il carnevale!

  

Secondo Oscar Wilde, possiamo conoscere la vera faccia dell’uomo, quando esso indosserà la maschera. Il che, a dire il vero, malgrado le apparenze siamo disposti di fare certe cose quando nessuno può vedere la nostra faccia. Il carnevale era un periodo piacevole, periodo quando si respingeva le preoccupazioni e convenienze, e la possibilità di essere anonimi dava (e dà fino ad oggi) il coraggio e, in caso di insuccesso, permetteva di scappare dalla responsabilità. E quelli sembrano a volte alcuni delle qualità più desiderate nella storia dell’umanità. La scelta di una maschera sicuramente anche porta con sé qualche significato e ci dà qualche informazione sulla persona e su quello che nasconde sotto la pelle, oppure cui pelle indosserebbe se potesse farlo. Le parole di Oscar Wilde erano il motto del Carnevale di Venezia nel 2015, ed esse ci davano il benvenuto al sito web dell’evento come se ci chiedessero: “E tu, chi vuoi diventare oggi?”

Il Carnevale di un tempo e di oggi

All’uomo ed ai suoi dei da sempre piaceva divertirsi. La storia del carnevale risale ai tempi antichi, quando tramite il divertimento lodavano, tra l’altro, dio del vino e delle feste, Dioniso.  Evviva la gioia, l’inferno non esiste! Invece il termine carnevale deriva dal latino “carnem levare”, ovvero “rinunciare (eliminare) la carne”, indicando in questo modo l’ultimo giorno delle feste ovvero il martedì grasso, dopo il quale la gente toglieva le maschere, ritornando alle proprie facce, ed un tempo severo della Quaresima era arrivato. Prima che quello accadesse il mondo aveva diritto di festeggiare capovolto. Indossare le maschere significava cambiare identità e negare le convinzioni religiose, sessuali o sociali fin allora esistenti. Ormai nel 1271 nacque la produzione delle maschere e dei costumi, furono fondati anche gli istituti in cui insegnarono le tecniche della loro produzione.
Il nome di quella gioia pazzesca nacque nel 1094, quando il termine “carnevale” fu usato per la prima volta da Vitale Faliero, doge veneziano, il quale con questo termine descrisse il divertimento pubblico e i festeggiamenti in città. Nel XIII secolo il carnevale durò 6 settimane, dal 26 dicembre fino a mercoledì delle Ceneri.


Il Carnevale di Venezia di quest’anno nella sua durata non si è presentato così splendidamente come quello del Duecento, visto che ha durato 17 giorni, dal 31 gennaio al 17 febbraio. In piazza San Marco è stato costruito il Gran Teatro che assomigliava quelli su cui palcoscenico nei tempi passati venivano presentati gli spettacoli. Oggigiorno il teatro ospitava soprattutto i concorsi, come quello della maschera più bella.
Il carnevale di Venezia ha anche i suoi punti fissi del programma che si svolgono ogni anno. Uno di essi è il volo dell’Angelo, a cui, secondo le fonti, diede inizio un avvenimento che ebbe luogo nel XVI secolo, quando un giovane acrobata turco, aiutato solamente da un bilanciere su una lunghissima corda, camminò su di essa dal Campanile e arrivato alla balconata del Palazzo Ducale, salutò il doge. Oggigiorno il volo dell’Angelo è uno degli eventi che aprono il carnevale, e ben assicurata sulla corda una giovane, ovviamente travestita, donna (anche se nel 2008 il ruolo dell’Angelo è stato affidato a rapper Coolio) effettua la propria discesa dal Campanile, accompagnata dall’applauso del pubblico.



Per chi una maschera?

Io sono andata a Venezia durante la settimana, il che è risultato un’idea giusta. Mi sono risparmiata di farmi largo tra la folla, anche se il treno per Venezia era pieno fino alla fine, e una volta arrivata alla meta spesso dovevo alzarmi sulla punta dei piedi ed impuntarmi per fare una foto. I passanti travestiti si potevano incontrare per strada ancora vicino alla stazione ferroviaria, oppure in un bar o ristorante se abbiamo deciso di prendere un caffè. Però il cuore del carnevale non era altro che il cuore della città stessa, ovvero la Piazza San Marco. E proprio là i turisti di tutto il mondo concorrevano, spingendosi reciprocamente,  a fare uno scatto migliore. Però il vero vantaggio del carnevale è la possibilità di parteciparne attivamente. E per farlo non dobbiamo andare a Venezia travestiti. Le maschere le possiamo comprare una volta arrivati. E non si tratta dei prezzi pazzeschi. A Venezia, come anche nelle altre città turistiche, bisogna essere furbi e saper cercare bene. Soprattutto per non spendere inutilmente un sacco di soldi, meglio evitare i negozi e le bancarelle nelle vicinanze della Piazza San Marco. Per comprare una maschera perfetta bisogna entrare nel labirinto delle strade veneziane, e se saremo fortunati, troveremo le maschere bianche, non dipinte, che costano 1,90 euro. Stiate attenti anche alle diverse offerte. In alcuni negozi in cui possiamo comprare una maschera a 3 euro, 2 ci costeranno 5 euro.  Se sognamo portare a casa una maschera colorata e decorata i prezzi oscillano tra 3 e 10 euro. Invece quelle che coprono tutta la faccia, di una qualità migliore, con i campanellini e le piume, a seconda del negozio spenderemo da 25 a 40 euro.  Non vi fate illudere e state attenti, perché può rivelarsi che in un negozio che si trova 50 metri in avanti per la stessa maschera pagheremo 8 euro invece di 10. E di cosa vengono fatte le maschere? DI cartapesta, ceramica, cartone pressato. Ovviamente non siamo costretti a comprarle, però se ormai siamo venuti a Venezia durante il carnevale... perché no?

Le maschere di quest'anno

A chi ci si incarnavano più spesso a Venezia quest’anno? A mio parare, per lo stile dominava il secolo XVIII, anche se sono riuscita a notare anche una coppia dei ninja giapponesi. Gli uomini con la faccia incipriata, le donne con i vestiti unici a campana e con i volti coperti con le maschere, tramite le quali è difficile respirare profondamente e le guance si velano del proprio respiro come i vetri  del vapore. Io ho scelto una maschera del gatto che mi copriva la metà della faccia. Dal mio respiro mi si sono appannati gli occhi e dovevo fare attentamente i passi, però la mia scelta si è dimostrata giusta e anzi carina anche per gli altri, visto che partivo da Venezia consapevole di essere presente sulle foto di tre altri turisti. Una signora mi saluta con un gesto e con il pollice in alto mi fa capire che la foto da lei scattata è uscita bene. Sorrido ma nello stesso tempo mi rendo conto che non ha potuto decifrare il mio sorriso al di sotto del naso di gatto.


Vale la pena ricordare che le maschere Italiane, soprattutto veneziane, sono molto legate alla tradizione della commedia dell’arte (la quale, tra l’altro, prende le proprie origini proprio dal carnevale), in cui tutti i personaggi avevano i tratti caratteristici e le maschere attribuiti appositamente, e gli attori, una volta incarnatisi nel personaggio, gli restavano fedeli a vita.  Una delle maschere della commedia dell’arte che era molto diffusa durante il carnevale di quest’anno è la maschera del dottore, con un caratteristico naso lungo.

A destra la maschera del dottore.

Il carnevale di Venezia è un incontro con una varietà di colori, maschere, identità e delle storie non dette, le quali possiamo sviluppare nella nostra mente, osservando i passanti che  camminano quasi scivolando attraverso le calli veneziane. Vale la pena visitare Venezia durante il carnevale non solo per poter ammirare i costumi e le maschere ma soprattutto per farsi trascinare dentro e permettersi di diventare, per qualche attimo, qualcun altro. Nei tempi dei giochi infantili indossare le maschere durante il gioco, era una cosa quitidiana. La mente di un bambino non c’è un personaggio che non possa diventare. Secondo Oscar Wilde, la vera faccia dell’uomo, la possiamo scoprire solamente quando colui indosserà la maschera. E cosa ci direbbe di noi stessi quella che vorremmo indossare? A volte è utile porci la domanda, in cui vorremmo incarnarsi se potessimo. E forse la risposta risulterà una soluzione del dubbio, chi veramente vorremmo diventare.

Nella mente mi è venuto un altro riflesso delle lezioni di antropologia culturale. Identificandosi con un personaggio-ladro non vuol dire che nel nostro inconscio assaliremmo volentieri una banca. Può significare il nostro bisogno di arricchirsi a tutti i costi. Aveva ragione Tiziano Scarpa, scrivendo che il miglior carnevale lo troveremo ogni giorno davanti ai nostri occhi.

Più informazioni sul Carnevale e sul programma troverete qui: http://www.carnevale.venezia.it/


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