17 ott 2015

Guarda giù, ovvero le terrazze di Barcellona



Dall’alto tutto sembra diverso. È possibile guardare da un’altra prospettiva una partita di calcetto sulla strada, notare l’irregolarità delle strade, una scala misteriosa che porta da un balcone al tetto oppure una terrazza decorata a cui non porta nessuna scala. In lontananza, in un giardino denso sulla terrazza qualcuno fuma una sigaretta, chiaramente non gli basta respirare un ossigeno indispensabile creato dalle piante che lo circondano. Sul balcone vicino una donna appende il bucato alzando il volume della radio ed  un ritmo vivace della canzone rimbalza come una piccola palla gonfiabile dai muri degli edifici vicini. Un attimo fa sento un tintinnio delle monete e un rumore di una lattina caduta. Dietro di me un uomo con delle ciabatte da mare apre la sua pepsi che un attimo fa si è rotolata verso le sue mani da un distributore automatico che ronzava come uno sciame di api. Colui si guarda intorno, dando un’occhiata ai tetti di Barcellona dopo di che lentamente sparisce dietro la porta del vano scale.


Barcellona è quadrata. Ogni edificio è collocato regolarmente tra gli altri come un cubo in un buco adeguato. Sui tetti di questi cubi le terrazze colorate fioriscono, distinguendosi chiaramente da quelle grigie, vuote e dimenicate che si trovano accanto. Ognuna di esse racconta una storia diversa, similmente come delle cupole decorate che si incontrano all’incrocio delle strade. Su Avenida Diagonal da un tetto ci guarda attentamente con i suoi occhi enormi un grande gufo, ricordandoci di un’agenzia di assicurazioni che si trova nell’edificio a cui il gufo bada. I suoi occhi grandi si vedono ormai da una distanza di alcuni metri e più ci avviciniamo ad esso, più sono convinta che sta osservando proprio noi.  

Il gufo ci sta guardando. L'incrocio di Avenida Diagonal con Passeig de Sant Joan
In fondo alla foto la collina Montjuic e il Palau Nacional in cui si trova il Museo Nazionale dell'arte catalana.


Il soffitto della città, cioè il cielo, è alto. Molto più alto di quello bolognese, dove a causa dei portici è facile dimenticare che i raggi del sole possono cadere parallelamente e non obliqui. Alti sono anche gli edifici e, volendo vederli bene tutti devo sforzare un po’ il collo. Dietro un palazzo alto, elegante e ristrutturato, troviamo una piccola chiesa trascurata, un po’ oscura e dimenticata. Sembra di essere coperta con una strana copertura invisibile che garantisce ad essa la tranquillità e sopravvivenza.

Al Gran Via dove si intrecciano i passi di tutti i turisti cominciano a farsi sentire la folla ed il caldo. Da lì le vie serpeggiano impazientemente verso il mare, la cui brezza è possibile sentirla ormai sulla Piazza di Antonio Lòpez, e la pelle delle braccia piano piano inizia a diventare appiccicosa da un’aria salata e afosa. L’immensità dello spazio di Barcellona è possibile provarlo di notte all’incrocio dell’avenida diagonal con passeig de la Gracia, dove vicino ad un grande obelisco si incontrano i venti arrivati dalle vie e gli angoli vicini oppure in porto quando uscendo da un angolo affollato possiamo finalmente respirare a pieni polmoni con un aria fresca ed un venticello che fa dondolare le barche alla riva. Però solo quando ci avviciniamo alla Rambla, con ogni passo il soffio del mare si trasforma in un rumore incomprensibile delle voci ed al di sopra delle teste dei passanti si vede solamente un braccio con un dito allungato della statua di Cristoforo Colombo che indica l’uscita del porto di Barcellona. L’esploratore meraviglia, riflettendo i raggi del sole irrita gli occhi ed ispira i passanti di pensare ai loro sogni lontani, forse anche questi apparentemente impossibili.

Monumento a Cristoforo Colombo quasi sembra di dirci: "La realizzazione dei propri sogni comincia nel momento in cui abbiamo coraggio di guardare oltre l'orizzonte"

In Rambla de Catalunya i ristoranti si spostano in strada dove di notte attraggono i passanti con una sangria fresca ed un menu quasi uguale in tutti i ristoranti lungo la strada. Un quartiere più tranquillo è Eixample, dove di sera il traffico sembra fermarsi e sparire, ed in un bar la coppia dei proprietari ci sorride quando ritorniamo qualche giorno di fila all’ora di pranzo, dopo di che cominciano a parlarci delle cose più e meno importanti. Qualche traversa dopo il cane del proprietario della caffetteria si siede vicino a noi, chedendoci un pezzo di panino e non reagendo nemmeno allo schioccare ed al suono della voce del suo proprietario, si sdraia fedelmente vicino alla mia sedia.

Dalle terrazze di Barcellona è possibile osservare lo svolgersi delle storie locali, le statue orgogliose sui tetti impossibili da vedere dalla strada e la funivia che porta i turisti sulla collina Montjuic. Tra le teste con degli elmi colorati sulla terrazza della Pedrera, spunta la Sagrada Familia con le sue torri svettanti che assomigliano alle braccia allungate verso il cielo. Appoggiandosi ad uno dei lunghi volti sul tetto della casa Milà, quasi è possibile prendere tra le dita la grande Sagrada e chiudere nelle proprie mani tutto il panorama quasi infinito. Forse sarà la prossimità del cielo che sembra essere così vicino che basti solamente allungare la mano per toccarlo; forse sarà una prospettiva più vasta del nostro sguardo con cui possiamo vedere di più; oppure sarà una piccola illusione della libertà garantitaci da una superficie estesasi quasi all’infinito che provoca che la vista dalle terrazze di Barcellona rafforza il senso della felicità provataci. É divertente che basta solamente avvicinarci un po’ al cielo perché ci crescano le ali.

I volti colorati della casa Milà


I colli più lunghi di Barcellona, ovvero i colli delle teste sulla terrazza della Pedrera

Dall'alto si vede di più




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